Comune di Campi Bisenzio

Ceramica

Il rapporto strettissimo e costante tra Antonio Manzi e la ceramica nasce nel 1977, dall'incontro dell'artista con Ferrero Mercantelli, direttore della manifattura ceramica Italica Ars di Lastra a Signa.

Si tratta di un evento importante che sfocia in un indissolubile legame di amicizia e di sperimentazione artistica per i due protagonisti.

Particolare Fiori nel tramonto 2006 Vaso, maiolica dipinta in policromia h cm 62
Particolare Fiori nel tramonto 2006 Vaso, maiolica dipinta in policromia h cm 62

La ceramica per Manzi è scoperta della forma, del colore, della materia, nuovo medium per esprimere la creatività attraverso il segno che contraddistingue il suo stile e che lo ha caratterizzato fin dalle prime opere.

Nella ceramica il segno entra da subito in rapporto dialettico con la materia e in particolare con la materia cromatica, raggiungendo equilibri di grande forza creativa attraverso la subordinazione, l'esaltazione, ma anche l'equivalersi del colore rispetto alla linea.

 

Analizzare le opere ceramiche di Manzi significa altresì approfondire le tematiche che da sempre hanno interessato l'artista; si tratti di quelle che esprimono una lacerante verità interiore, terribile, che si manifesta nella visione del corpo umano deformato, come si nota nelle opere degli anni '70, oppure quelle che già all'inizio degli anni '80 del XX secolo rivelano la speranza di un superamento del dolore e della tristezza, per raggiungere finalmente la serenità e la gioia attraverso l'amore.

Stilisticamente questa fase si evidenzia nella ceramica attraverso l'adozione di una linea energetica, ma fluente, positivamente dinamica e dalla fondamentale importanza assunta dal colore.

Il padroneggiare nel corso degli anni le tecniche della ceramica Manzi lo deve, come accennato, all'amicizia con Mercantelli il quale lo guida nella conoscenza dei segreti della terracotta e degli smalti e gli fa comprendere che la ceramica è un universo magico e lucente; quello del fuoco che cuoce e trasforma la materia e quello degli smalti e degli ossidi che catturano la luminosità dell'aria.

Particolare Maternità 1987 Piatto, maiolica dipinta in policromia diam. cm 43
Particolare Maternità 1987 Piatto, maiolica dipinta in policromia diam. cm 43

Gli fa capire che il mondo della terracotta impone regole precise e severe, poiché ogni errore, ogni imperfezione saranno evidenziati dall'azione del fuoco; pertanto è la conoscenza dei materiali che determina la capacità di controllare la materia e di avvalersi della sua potenza espressiva.

E' da questa lezione che Antonio Manzi trae la curiosità di sperimentare continuamente nuove forme e nuovi materiali, anche quelli meno consueti, pur preferendo quasi sempre la maiolica, ovvero la terracotta smaltata e dipinta in policromia.

La pittura su questo tipo di supporto ceramico non è comunque semplice, poiché gli errori non si rimediano e non sono consentiti incertezze o pentimenti.

 

Il pittore dipinge la superficie dell'oggetto ceramico già consolidato dall'azione del fuoco e completamente ricoperto dallo smalto, cioè dal rivestimento vetroso coprente generalmente di colore bianco.

I pigmenti cromatici sono costituiti da ossidi metallici diluiti in acqua e protetti da un'invetriatura. Dopo la decorazione si procede alla cottura che normalmente non supera i 950 °C.

Manzi fin dall'inizio ha tuttavia sperimentato materie per dipingere alquanto particolari, che hanno condotto a risultati straordinari.

Sono materie che non vengono normalmente utilizzate nella ceramica d'arte, si tratta di sostanze speciali per gres, refrattari, per pezzi a carattere industriale, che possono sostenere anche altissime temperature (oltre i 1000 °C) rispetto a quelle impiegate correntemente per la maiolica.

Lo studio del pittore, realizzato nel 1989, un anno in cui l'artista si è dedicato con particolare assiduità alla ceramica, fa parte di un cospicuo gruppo di opere che attraverso un'apparente semplicità tecnica e di materiali raggiunge risultati di grande forza espressiva.

La tecnica riprende quella nobile delle figure "a risparmio" sul fondo che caratterizza la ceramografia classica "a figure rosse". La scelta di questa formula espressiva è stata più volte chiarita dallo stesso Antonio Manzi, quando afferma che deriva certamente dal fascino che da sempre gli suscita la pittura vascolare greca, ma anche dall'influenza della ceramica di Picasso.

E' dalla rielaborazione originale di tali straordinari modelli che si definisce questa particolare soluzione stilistica, che l'artista adotterà anche negli anni seguenti, e che tradisce una forte suggestione emotiva, specialmente quando è adottata per realizzare nudi monumentali come quelli proposti in questo piatto.

Particolare Futurmanzi 2006 Vaso, maiolica dipinta in policromia h cm 70
Particolare Futurmanzi 2006 Vaso, maiolica dipinta in policromia h cm 70

L'interesse per il Futurismo è presente in Manzi fin dai primordi della sua attività ed è un interesse che raggiungendo una conoscenza profonda di questa avanguardia storica gli permette di confrontarsi con essa in maniera spesso ludica.

Nella ceramica la libera ispirazione al Futurismo si rivela fin dagli anni '80 del XX secolo e spesso è sottolineata dai titoli che l'artista conferisce alle sue opere, come nell'esempio analizzato.

Antonio Manzi si richiama al Futurismo soprattutto nella ricerca del ritmo nella scomposizione lineare della forma e nelle modulazioni cromatiche che applica ai temi e ai soggetti consueti.

In questo vaso la rappresentazione è trasposta secondo una disposizione narrativa che si avvale della "circolarità" della forma vascolare, per cui non vi è un punto di vista o lato privilegiato.

 

Nessun elemento, pertanto, prevale sull'altro, figure e sfondo si equivalgono e quello che assume importanza è la composizione, l'incontro armonico di superfici cromatiche ritmicamente composte.

Tutta la poetica degli interni manziani qui è appena sovvertita e rinnovata dalla linea che scompone o "taglia" senza frammentare le figure e gli oggetti, tanto da permettere all'occhio dell'osservatore di ricomporre senza particolare difficoltà la sintassi figurativa della scena.

La percezione del movimento è determinata oltre che dall'andamento ascendente delle scomposizioni, anche dalla forza straordinaria che acquista il colore, smagliante, accostato per complementari e per forti contrasti, nonché per l'effetto delle sottili e visibili pennellate arcuate e sfumate che suggeriscono la consistenza plastica degli oggetti.

La ceramica degli anni Duemila è caratterizzata, come è possibile osservare dai numerosi esempi, proprio da una straordinaria sensibilità al colore che costituisce il mezzo privilegiato per esaltare il tema dell'amore, divenuto preponderante e assolutamente centrale nell'opera di Antonio Manzi.

La rappresentazione dell'amore e delle sue molteplici espressioni si rivelano nelle maioliche attraverso l'iconografia degli innamorati e degli amanti, oppure nella raffigurazione della donna, da sempre soggetto prediletto dall'artista, sorpresa nelle situazioni e negli atteggiamenti più svariati e complessi; immagine evocata nel sogno e nella memoria, modella ispiratrice del pittore, fanciulla persa nel sogno d'amore, immersa nella natura o nell'intimità di un interno.

La donna in queste ceramiche è rappresentata col nudo per esaltarne la grazia, la sensualità e la bellezza del corpo colto nelle pose che rivelano suggestioni della statuaria classica e della pittura rinascimentale.

Gabriella Mancini - tratto dal catalogo "Il Museo Manzi"


  1. Fiori nel tramonto [20 Dicembre 2007]
  2. Fiori nel tramonto [20 Dicembre 2007]
  3. Futurmanzi [20 Dicembre 2007]

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