"Nella saletta prospiciente la cucina - la parte vecchia dell'antico albergo Sanesi - il Manzi fu attratto dalla vista dei piani in marmo dei tavolini ... . Ne avvertì il misterioso richiamo ... e domandò a Mario il permesso di disegnarci sopra".
Stelio Corsani nella monografia dedicata ad Antonio Manzi, Surrealismo e religiosità, ricorda in quale circostanza l'artista, ancora adolescente, inizia a disegnare con la biro sui marmi della trattoria Sanesi di Lastra a Signa. Siamo nell'agosto del 1968 e per circa otto mesi Manzi, su questi supporti marmorei, traccia volti, corpi che descrivono incubi, sogni, squallide realtà e tensione mistica, con tale irrefrenabile impeto da incidere con la biro la dura superficie.
Tra le opere che realizza vi è anche la Deposizione che attesta una sorprendente maturità e sicurezza di segno per un artista poco più che quindicenne. Sono gli inizi della sua attività artistica, ma nel gruppo di disegni su marmo è già indicato l'iter creativo, stilistico e tematico che egli perseguirà negli anni.
La Deposizione è il soggetto sacro che caratterizza tutto il percorso di Manzi, per il quale simboleggia il superamento del dramma personale e quello dell'essere umano nella sua totalità.
Molte volte Antonio Manzi ha, infatti, spiegato che il significato delle sue Deposizioni è quello del placarsi del dolore e l'affiorare della speranza di un nuovo corso esistenziale.
Questo concetto è qui suggerito a livello compositivo con la figura di Cristo disposta orizzontalmente, che occupa quasi tutta la lastra marmorea, quale elemento di pausa rispetto alla concitazione degli astanti, dell'aggrovigliarsi delle loro membra, con i corpi sovrapposti.
Solo la Vergine con il volto che sfiora il capo di Cristo è in muto doloroso colloquio col Figlio.
La sensibilità così peculiare dell'artista trova straordinaria forza attraverso la rapidità e precisione di tratto, il suo stile è già pienamente definito e si caratterizza proprio per l'essenzialità del mezzo espressivo; il segno incisivo che definisce tutta la composizione.
Gabriella Mancini - tratto dal catalogo "Il Museo Manzi"