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Recensione di Ilaria Tagliaferri - 26 agosto 2008

Immagine della copertina del libro Gli effetti secondari dei sogni di Delphine De Vigan

Gli effetti secondari dei sogni

Delphine De Vigan
Mondadori, 2008, 239 p.

Coll P 843.914 DEV

 
 

Silenziosa, attenta e smaniosa di scoprire i meccanismi nascosti delle cose, tra esperimenti e domande senza sosta, Lou Bertignac è una ragazzina di tredici anni che vive a Parigi con i genitori. Il suo quoziente d'intelligenza superiore alla media le ha permesso di saltare due anni scolastici e di frequentare una classe di quindicenni che la guardano con vago sospetto, tranne il ribelle Lucas, l'unico che sembra comprendere la timidezza di "Pepite" (la chiama così, facendole sentire il terremoto nello stomaco) di fronte alla necessità di parlare davanti all'intera classe per una ricerca assegnata dall'implacabile professor Marin. Ed è proprio grazie all'argomento scelto da Lou per la sua temuta relazione in "pubblico" che avverrà il suo incontro con un'altra ragazzina, No, di pochi anni più grande, che vive per strada tra barboni e centri d'accoglienza, ha lo sguardo vuoto e stanco, una precoce passione per gli alcolici e una storia difficile da raccontare. Le due pian piano si avvicinano l'una all'altra, si chiedono reciprocamente fiducia, senza nemmeno parlare troppo, riscaldando le loro anime perplesse grazie a piccoli preziosi incontri nelle fredde giornate dell'inverno parigino.
Il racconto della loro amicizia, tenera e drammatica, è stato paragonato all'ormai celebre opera prima di Paolo Giordano La solitudine dei numeri primi: in realtà nel romanzo francese (sono scarse le notizie sull'autrice, Delphine De Vigan, ex promoter nei supermercati, anche lei alla sua prima pubblicazione) l'intreccio narrativo è piuttosto ridotto, la prosa è essenziale, costruita sui pensieri dell'io narrante che guarda la realtà intorno a sé con occhi di adolescente troppo matura per la sua età e quindi sensibile, in bilico tra tristezza e strenua fede negli ideali che permettono di cambiare le cose "storte". Molte delle immagini che abitano nei pensieri di Lou sono però toccanti, vivide, fanno sorridere, ricordare, riflettere.
I brevi capitoli scorrono velocemente, e i lettori giovani potrebbero (finalmente!) appassionarsi. Niente di nuovo sul fronte delle storie che hanno per protagonisti gli adolescenti, così diffuse nel panorama editoriale da qualche tempo a questa parte, ma trascorrere qualche ora in compagnia delle due ragazze, dibattute tra solitudine e sogni, è senza dubbio piacevole e consigliabile.

 

 
 



Ultima Modifica: 15/05/2016

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