La scultura in bronzo, che precede l'esperienza con il marmo, è esposta nella quarta sala.
Il bronzo è la materia che induce Antonio Manzi a dedicarsi in maniera continua alla scultura e che determina pertanto una svolta fondamentale nell'attività dell'artista.
Le prime opere sono databili tra il 1991 e il 1992 e quelle presenti nel museo appartengono proprio agli inizi.
Esse riprendono le tematiche affrontate negli anni '70 del Novecento e fanno esplicitamente riferimento all'angoscia e al dolore esistenziale che si manifestano attraverso la deformità della figura umana, definita solo con alcune parti anatomiche che si contorcono, che nascono e confluiscono in un unico centro, come una metamorfosi continua che esprime molto bene la mostruosità della sofferenza.
Il bronzo, e la sua precipua caratteristica di malleabilità, è la materia perfetta per tradurre tali istanze espressive, che vengono esaltate anche dai forti contrasti chiaroscurali e dagli sbattimenti di luce che enfatizzano il messaggio drammatico del soggetto.
Oltre ai bronzi la quarta sala accoglie anche gli ultimi lavori realizzati a graffito. Alcune di queste opere rivelano delle rispondenze con i soggetti delle sculture bronzee, affrontando tematiche come l'orrore e l'ingiustizia della guerra, l'olocausto, l'emarginazione.
Il graffito - che accompagna l'attività di Manzi dal 1989 - è, come la ceramica, la materia che più compiutamente rivela gli sviluppi tematici e stilistici dell'artista.
Proprio per le forti qualità tattili del materiale e anche per la sua specificità tecnica, individua anche il percorso che ha portato Antonio Manzi alla scultura.
Il graffito mostra altresì, per l'immediatezza esecutiva che non permette errori, la capacità grafica di Manzi che attraverso la linea continua, che mai si smarrisce, inventa composizioni narrative anche molto complesse.
I soggetti di queste opere sono tutti quelli che Manzi ama affrontare, con una predilezione per i temi legati al movimento e alla danza che hanno caratterizzato in particolar modo le opere degli anni '90 del XX secolo - come si osserva anche nelle puntesecche esposte nella prima sala - preludio ai danzatori e ai ballerini in bronzo.
Gabriella Mancini - tratto dal catalogo "Il Museo Manzi"