Nel 2004 Antonio Manzi sperimenta un'ulteriore e nuova forma espressiva, il collage, una tecnica che costituisce un punto di arrivo per quanto concerne la ricerca di conciliare la peculiare attenzione al segno, costantemente presente in tutta l'opera manziana, con l'esigenza di colore, come si nota in maniera mirabile nella ceramica dell'ultimo decennio, in cui è particolarmente eclatante l'esplosione cromatica ottenuta con gamme sorprendenti accentuate sonoramente da accostamenti di colore audaci.
I collages di Manzi sono essenzialmente dei papiers-collés, carte incollate, poiché fa uso esclusivo di cartoncini e carte colorate che accosta a disegni a inchiostro e a matita.
L'effetto ottenuto è sorprendente per diverse ragioni, sia per il risalto della parte grafica - giocata spesso attraverso l'accostamento del disegno ad inchiostro bianco su carta nera e matita e china nere su carta bianca -, sia per gli accecanti cromatismi determinati dai cartoncini e carte dorate e cangianti che sostituiscono i colori e i materiali della tradizione pittorica.
Un altro aspetto che è tuttavia fondamentale, importantissimo nel collage, è quello di accostare materiali e tecniche differenti, per cui l'opera assume una valenza materica particolarmente significativa.
Nei collages anche le carte e i cartoncini sono ritagliati seguendo pure notazioni grafiche, accentuando l'effetto bidimensionale e di spaesamento spazio-temporale che costituiscono una fondamentale cifra stilistica dell'opera pittorica di Manzi.
Un'altra considerazione che è inevitabile è l'aspetto ludico che si coglie osservando i collages, il piacere e la libertà dell'artista nel comporre le immagini con campiture che potrebbero essere sostituite all'infinito.
Anche i soggetti prediletti da Manzi per i suoi papiers-collés hanno la vaghezza e la dolcezza del gioco, del gioco amoroso e sensuale tra un uomo e una donna. Nei collages a tema amoroso ricompare anche il vaso classico con figure erotiche che l'artista aveva già proposto venti anni prima nelle "puntesecche dell'amore".
Gli abbracci, le intimità degli innamorati e degli amanti, come si osserva in questo collage Amanti, sono esplicitati con più furore proprio attraverso anfore, crateri o vasi da olio profumato, come la lekythos, che riprendono perfettamente le forme vascolari dell'antica Grecia e fungono nell'opera da specchio, da doppio della scena rappresentata, espediente che accentua il coinvolgimento emotivo dell'osservatore.
La modella rappresentata in quest'opera non sembra colta nello studio del pittore bensì in un interno sobrio, ma accuratamente descritto, da cui si intravede il paesaggio esterno che amplifica la quiete dell'ambiente.
Un'osservazione più attenta, tuttavia, rivela gli elementi che tradiscono la presenza dell'artista, come la sedia impagliata e il cavalletto con un quadro.
La composizione non definisce una situazione reale, ma come moltissimi lavori di Manzi è l'evocazione di un sogno o di un ricordo.
La fanciulla stessa sembra dimentica della realtà circostante, persa in pensieri e passioni d'amore.
Il suo corpo sensuale è definito solo dal segno che si fa linea energetica di contorno e diviene punto focale di tutta la rappresentazione, ricca di riferimenti simbolici propri della mitologia dell'artista, come il pavone che qui naturalmente non rimanda ad alcun significato religioso, e non è neanche semplicemente simbolo di superbia, ma per la sua bellezza diviene oggetto di desiderio sensuale e allude alle fantasie amorose della modella.
La bellezza femminile, come nella scultura o nella ceramica, è celebrata attraverso il nudo, nella sensualità e nella beltà del corpo colto nelle pose che non raramente richiamano suggestioni della statuaria classica e della pittura rinascimentale, fino a ricordare la sinteticità lineare dei nudi disegnati da Modigliani.
Gabriella Mancini - tratto dal catalogo Il Museo Manzi