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Pieve di Santo Stefano

Facciata della pieve di Santo Stefano in piazza Matteotti

Piazza Giacomo Matteotti, 21

Sorta nel 936 come pieve rurale del castello di Campi, conserva la pianta basilicale a tre navate divise da sette pilastri rettangolari e la facciata a capanna costruita in pietra e alberese. Vennero poi rialzate le navate laterali e il campanile affiancato alla navata destra. Successivamente fu costruita la volta a botte e rivestito le pietre di stucchi. Vengono collocate le stazioni della via Crucis e le nuove campane, viene costruito un nuovo altare e installato l'organo. Viene rifatta la facciata e sistemate le vetrate istoriate.
Tratto dai testi: Campi Bisenzio a cura di Massimo Biagioni e Pieve di Santo Stefano a Campi Bisenzio Guida, Studi, Restauri a cura di Alessandra Mazzanti.

 

Parroco

Don Marco Fagotti

Recapiti

Tel. 055 892868

 

La Storia

Sorta nel 936 come pieve rurale del castello di Campi posta all'interno delle mura e non fuori come di regola. Conserva la pianta basilicale a tre navate divise da sette pilastri rettangolari e la facciata a capanna, costruita in pietra e alberese. Ha perduto la severità delle pievi romaniche per le molte trasformazioni architettoniche esterne e interne che iniziarono già nel XIII secolo. Nel 1774 vennero rialzate le navate laterali e il campanile affiancato alla navata destra che di quel periodo conserva le forme. Nel 1813-1835 il restauro più profondo in stile neo-classico, viene sacrificata l'abside romanica, costruita la volta a botte che nasconderà la copertura a capriata (non originale), e rivestito le pietre di stucchi. Vengono collocate le stazioni della via Crucis e le nuove campane, ciene costruito un nuovo altare e installato l'organo. Nel 1897 un successivo restauro tentò di ripristinare l'antico assetto, vengono tolti gli stucchi e aggiunte, restaurate parzialmente alcune tele e affreschi deturpati dall'incuria e dai rimaneggiamenti e modifiche apportate. La facciata viene rifatta nel 1938 dall'architetto Pietro Sanpaolesi completando la trasformazione che toglie alla pieve ogni riferimento romanico. Nel 1957 vennero sistemate le vetrate istoriate. La Pieve segna le tappe della storia e delle dominazioni di Campi e della provincia, e, attraverso le molte ristrutturazioni e i rimaneggiamenti, viene testimoniata l'attività delle famiglie più potenti del luogo. In particolare nelle costruzioni delle cappelle si scandisce il patronato sul castello campigiano: nel '400 viene costruita dai Rucellai la cappella di San Salvadore (sotto il campanile), nel 1453 quella dell'Annunziata completamente rifatta nel '600; nel 1479 quella di San Bartolomeo dai Del Troscia, nel 1495 quella di San Clemente da Arrigo Mazzinghi, coperta con volte a crociera. All'interno nella navata sinistra: al primo pilastro l'acquasantiera in marmo con lo stemma dei De Troscia scolpito del 1478; al primo altare l'Annunciazione di Paolo Schiavo risalente al XV secolo; alla prima cappella un fonte battesimale in marmo del 1897 della scuola di Angelo Ferretti e una copia fedele della robbiana statua di San Giovanni Battista; alla terza cappella San Clemente che comunica, lio su tavola della fine del Cinquecento, l'Annunciazione, una tavola seicentesca di Francesco Curradi, l'Angelo custode e Sant'Antonio abate, opera del 1650 circa; alla quarta cappella (dell'Addolorata) una statua in cartapesta di Santa Lucia e una di San Francesco.
Una balaustra in marmo e tre gradini conducono all'altar maggiore, opera in marmo di metà Settecento realizzato da Vincenzo Foggini, e ad un crocifisso in legno della fine del '600. Nel coro la cupola fu affrescata nell'800 e conserva cantoria, organo (del '700 rimaneggiato da Michelangelo Paoli) e stalli lignei. Nella navata destra al primo pilastro acquasantiera in marmo di scuola fiorentina del '600; nel secondo altare Gesù e San Giuseppe, opera contemporanea di Giuseppe Masi del 1935; la pala della Madonna con Bambino e Santi, restaurata recentemente, della seconda metà del Quattrocento, poi una scena del Santo Sepolcro, il Crocifisso dei Miracoli celato da una mantellina, opera in legno a cui si attribuiscono poteri miracolosi; nella cappella un Santo Stefano del 1927 e una Crocifissione del '600. Nella canonica: Gesù al tempio del 1639, due opere seicentesche, una tela di Santa Lucia e la Fuga in Egitto, una maiolica invetriata di scuola robbiana del XIV secolo raffigurante San Giovanni Battista, tele che ritraggono l'adorazione dei pastori, la Vergine, l'adorazione dei Magi. Dalla Piazza si accede al teatro parrocchiale, un antico oratorio annesso alla chiesa con pareti decorate con lesene del primo Ottocento, nella cappella affrescata posta sul fondo del Teatro, in corrispondenza del Battistero, è collocato l'Annunciazione e Santissima Trinità, affresco cinquecentesco della scuola di Filippino Lippi attribuito a Raffaellino del Garbo. Numerosi arredi sacri e suppellettili (pissidi, calici, paramenti) che coprono tutto il periodo dal Cinquecento all'Ottocento, tra cui due croci processionali in bronzo del XV secolo, un candelabro in ferro battuto di scuola fiorentina del Trecento, un crocifisso policromo. Sempre in canonica una importante collezione di "antifonari", codici antichi in gregoriano del 1498-1503 e libri liturgici con xilografie.

Tratto dal testo: Campi Bisenzio di Massimo Biagioni



Ultima Modifica: 30/05/2014

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