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Ogni campigiano dispone di circa 35 metri quadrati di verde, stima relativa ai soli parchi e giardini, una delle più alte medie a livello nazionale. Oltre 80 aree verdi di cui 30 sono giardini attrezzati. Ogni quartiere della città è dotato di un'area verde "vissuta" quotidianamente da bambini, giovani e anziani, sportivi e non. Alcuni giardini, come quello de Il Rosi, sono il luogo di incontro "privilegiato" degli abitanti della frazione, costantemente animati da iniziative e manifestazioni, altri un salotto all'aperto dove parlare, giocare, riposare soprattutto nelle calde sere d'estate. Negli ultimi mesi numerosi giardini sono stati dotati di giochi per i bambini.
Accanto a giardini storici come quello di Villa Montalvo, piazza Gramsci e via Buozzi, sono nate in questi anni aree come il giardino dedicato a don Giorgio Capaccioli che si inseriscono perfettamente nel contesto urbanistico delle frazioni. Infatti lo sviluppo sostenibile della città si realizza "bilanciando" nuovi insediamenti con la realizzazione e il potenziamento di veri e propri polmoni verdi che diano respiro alla città e a coloro che vi abitano.
L'attenzione crescente alla tutela dell'ambiente e alla salvaguardia del paesaggio come priorità ha imposto a chi si occupa di verde di lavorare su piani diversi. Gli interventi che sono stati realizzati hanno infatti privilegiato il reinserimento di alberi ed essenze già presenti nel paesaggio della piana come lecci, querce, tigli, cipressi e alloro. Questo sia per armonizzare i nuovi interventi al panorama esistente che per riscoprire i colori e i profumi che le piante regalano nelle diverse stagioni. La scelta di creare zone di ombra alternate a zone più soleggiate incontra il favore di coloro che realmente vivono lo spazio e hanno esigenze diverse nel corso dell'anno. 22 aree sono state attrezzate con giochi per bambini. Nel progettare le aree verdi è stata posta attenzione per differenziare gli interventi e creare ambienti, con forme e tonalità cromatiche peculiari, che fossero immediatamente riconoscibili e non creassero quella piatta uniformità che ha tanto caratterizzato lo sviluppo urbanistico degli anni Sessanta e Settanta