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Recensione di Gianna Batistoni - 20 Settembre 2007

Immagine della copertina del libro GB84 di David Peace

GB84

David Peace
trad. di Marco Pensante
Milano, Tropea Editore, 2006
Coll: P 823.914 PEA

 
 

In un articolo uscito su Pulp qualche mese fa David Peace racconta tutto il quello che l'ha spinto a scrivere questo GB84. Sono i ventisette anni che Peace ha vissuto nello Yorkshire prima di trasferirsi in Giappone dodici anni fa. Però, perché mai David Peace è arrivato a scrivere GB84 proprio nel 2006, e non prima?
Sicuramente in questo anche il Giappone conta. Gli ultimi dodici anni (e gli ultimi cinque in particolare) gli sono serviti per prendere coscienza dei morti, dei propri morti: dei morti nello sciopero delle miniere dello Yorkshire e dei propri avi che neppure sapeva fossero stati minatori. Perché in Giappone, in ogni casa c'è un piccolo altare dedicato al culto degli antenati. In Giappone si commemorano i cari defunti il primo, il terzo e il settimo anno successivi alla loro morte. In Giappone c'è una festa, celebrata in estate, dove le strade si riempiono di lanterne accese perché i morti ritrovino la strada di casa. In Giappone i morti restano nella vita dei vivi.
E David Peace, che poco sapeva dei propri morti, non ricordando neppure la data della morte dei propri nonni e ignorando i nomi dei propri avi di poco più lontani, aveva addirittura dimenticato la vicenda dello sciopero dei minatori dello Yorkshire. Dei morti durante i picchetti, nei cinquantatre giorni di sciopero. Dei giovani morti nell'estrazione del carbone.
Eppure David in quegli anni era un giovane dello Yorkshire. E in quegli anni lo Yorkshire era teatro di violenza; una violenza isolata e prepotente di uno Squartatore che uccideva bambine, della violenza corale patita dai minatori, sulle loro famiglie e sulle loro lecite aspettative di vita, fino alla violenza di uno sciopero all'ultimo sangue. E se dello Squartatore Peace ha ampiamente giostrato la vicenda nel Red Riding Quartet (i precedenti quattro romanzi di Peace pubblicati con i titoli 1974, 1977, Millenovecento80 e Millenovecento83), nel disagio sociale privato dell'Inghilterra tatcheriana, qui il disagio si amplifica e raccoglie le voci della popolosa classe umile dei minatori, in un paese dove tutti sono minatori o lo sono stati. E Peace ora ricorda: gli adesivi gialli impressi dal motto "Coal not Dole", la polizia ovunque, i Redskins, il Live Aid di Bob Geldof dove Paul Weller e Billy Brag suonarono a sostegno della causa dei minatori. Ma ricorda anche di non aver avuto la coscienza di ciò che stava accadendo. Era giovane e pensava solo "a divertirsi da matti". Ma anche non sapeva. Non sapeva che c'era stato il sacrificio di tutti, quando anche coloro che non subivano la minaccia della chiusura della miniera in cui lavoravano rinunciarono ai loro stipendi e ai loro risparmi per gli altri uomini che rischiavano il lavoro. Alla faccia del Trickle Down. E dice ancora Peace: "Sì, nel 1984 ci fu violenza. Sì, ci furono errori - e c'è ancora violenza nel 2006 - ma dove sono i sacrifici? Ma dov'è finito l'altruismo? Non ricordo l'ultima cosa a cui ho rinunciato: l'alcol o le droghe? [...]L'ultima cosa a cui ho rinunciato per qualcun altro. [...] Per qualcun altro che non ho mai conosciuto. [...]. Ventidue anni fa ci furono sacrifici e ci fu altruismo. Non in un film, non in un romanzo, Ma in Gran Bretagna. Nel mio paese. [...] La gente che ha vissuto ed è morta là non è straniera".
Per il resto basti dire che è David Peace che ha scritto questo romanzo. Per questo, troverete pagine scritte su due colonne che contengono il malessere di un minatore dalla vita sconvolta, privata o sociale che sia: queste sono le pagine che Peace dedica, da sempre, alla vicenda delle vittime, staccandone l'esistenza dalla storia globale (che qua è Storia) perché non ne venga fagocitata. Vicende disturbanti. Come disturbante è stato quel 1984 nello Yorkshire. Come "disturbante dovrebbe essere ogni buon romanzo", dice Peace. E stavolta se c'è violenza è perché violenza c'è stata. Questa è l'ultima guerra civile inglese, minuziosamente documentata. Al costo dell'impopolarità di certe caratterizzazioni dei personaggi.
"Così ho cercato di ridefinire la storia con obiettività, utilizzando nomi fittizi per personaggi in buona parte reali, nonostante nel 1984 il mio cuore, da buon abitante dello Yorkshire, battesse per i minatori", così si chiudono le parole di David Peace. E quello che si sente è proprio la passione e la compassione. Dove "compassione" ha come unico significato quello compreso nella definizione del termine che più spesso dimentichiamo.

 

 
 



Ultima Modifica: 15/05/2016

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